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Tra leggenda e realtà, il passato de Li Galli è affascinante. Al pari del suo presente, fatto di ricercatezza ed esclusività.

 

 

L’arcipelago de Li Galli desta sempre interesse. Che lo si ammiri dall’alto, magari nel corso di un’escursione sul Monte San Costanzo, o che lo si noti ergersi all’orizzonte mentre si fa rotta verso la Baia di Ieranto, questo tris di isole suscita curiosità in chiunque. 

Sarà per la sua forma particolare, per la sua storia intrisa di mitologia, o per la sua capacità di calamitare il jet set internazionale, fatto sta che esso esercita un fascino indiscutibile.

Vuoi conoscere meglio questo arcipelago, magari facendo un tuffo tra mito e realtà? 

Allora dai inizio alla lettura. Ne varrà la pena.

Posizione e composizione

Situato al largo della Penisola Sorrentina, Li Galli è uno dei luoghi più suggestivi nel panorama marino della Campania.

Esso è composto da tre isole, che sono:

  1. Il Gallo Lungo: che si distingue non soltanto per essere la più grande, ma anche per la sua forma, che ricorda quella di un delfino; 
  2. La Rotonda: un gioiellino di piccole dimensioni, quasi interamente ricoperto da macchia mediterranea; 
  3. L’Isola dei Briganti: così chiamata perché, secondo la leggenda, un tempo era un covo di pirati.

Infine, va specificato che Li Galli fa parte del territorio di Positano e rientra nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella.

Origine del nome

Per capire come mai l’arcipelago abbia questo nome, è opportuno sapere che esso è noto anche come “Arcipelago delle Sirene” o “Sirenuse”.

Nell’antica Grecia, le Sirene erano rappresentate diversamente da come insegna il nostro immaginario collettivo: esseri sì per metà donne, ma per l’altra metà uccelli anziché pesci. Sirene come galli, insomma.

Fatta questa premessa, va poi detto che – secondo la mitologia – sull’arcipelago vivevano tre sirene: Partenope, Leucosia e Ligea.

Ecco quindi l’origine del nome, che ancora oggi designa questo complesso di isole.

Interessante, vero? Continua a leggere e scoprirai altre curiosità.

Storia 

Dall’inizio dello scorso secolo, Li Galli è una proprietà privata. Dapprima l’arcipelago fu acquistato da Leonide Massine, famoso coreografo statunitense di origini russe, che qui (più precisamente sul Gallo Lungo) fece costruire la sua villa. 

Progettato dal celeberrimo Le Corbusier, l’edificio si erge ancora oggi in tutto il suo splendore.

Alla morte di Massine, Li Galli divenne dimora di un altro notissimo danzatore: Rudolf Nureyev. Toccante quel che si racconta a proposito del ballerino russo naturalizzato austriaco, e del suo intenso legame con questo luogo.

Forse già consapevole del fatto che le sue precarie condizioni di salute non gli avrebbero più consentito di tornare, Nureyev  salutò il Gallo Lungo baciandone gli scogli.

Era il settembre del 1992. Quattro mesi dopo, il mondo della danza avrebbe pianto uno dei suoi artisti più rappresentativi.

 

Li Galli oggi

Attualmente, il complesso di isole appartiene a un imprenditore campano, che l’ha trasformato in una delle mete più gradite dal jet set internazionale. 

Negli anni, Li Galli ha ospitato celebrità del calibro di Sofia Loren, Roberto Rossellini e Hillary Clinton, soltanto per citarne alcune.

Dunque, a poca distanza da Capri sorge un’ altra perla preziosa, l’approdo ideale per chi può permettersi una vacanza a dir poco esclusiva.

E in effetti, non si può parlar d’altro che di esclusività, dando un’occhiata al listino dei prezzi. 130 mila euro a settimana, che diventano 100 mila in bassa stagione, è quel che dovrai sborsare per regalarti un soggiorno da favola, degno di una testa coronata.

Sei rimasto a bocca aperta? È comprensibile, ma non ti scoraggiare.

Continua a leggere e capirai perché.

Soluzione low cost

Li Galli è e resta una proprietà privata. Pertanto, non si può mettere piede a terra a meno che non si sia invitati o non si disponga di un patrimonio pari a quello di zio Paperone.

Questo, però, non impedisce di ammirare (seppur soltanto dal mare) la bellezza dell’arcipelago, che tanto ha incantato dapprima Massine e poi Nureyev.

Come? Grazie agli operatori autorizzati alla navigazione nelle acque del parco marino di cui fa parte Li Galli.

I prezzi non sono eccessivi, pertanto accessibili anche a chi non ha il portafoglio a fisarmonica. 

Prenotando un tour in barca, apprezzerai più da vicino questo piccolo angolo di paradiso, che immortalerai in mille foto e in altrettanti video.

Una volta che avrai postato sui social queste bellezze, non vedrai l’ora di goderle in prima persona, poco ma sicuro.

La bellezza ipnotica del mare ti indurrà a mettere da parte lo smartphone e a tuffarti nelle incantevoli acque che lambiscono le coste de Li Galli, provando un’emozione incredibile senza neppure finire sul lastrico. 

Sei alla ricerca di un alloggio in prossimità de Li Galli? Visita Villa Il Turro e scegli la camera che preferisci. 

In Penisola Sorrentina, tra paesaggi mozzafiato e acque limpide, c’è spazio anche per l’arte. In particolare, nella forma dell’intarsio, da secoli sinonimo di tradizione.

 

 

Quando si visita la Penisola Sorrentina, il tempo sembra scorrere sempre troppo in fretta. A offrire questa sensazione sono le bellissime e numerose esperienze che è possibile vivere da queste parti, ove è molto facile lasciarsi suggestionare dalle tante meraviglie che questa terra è in grado di offrire. 

Meraviglie non solo paesaggistiche – come Punta Campanella e la Baia di Ieranto – ma anche enogastronomiche, tra le quali spiccano gli spaghetti alla Nerano. E, come se non bastasse, a deliziare i turisti c’è anche l’arte. In particolare, quella che prende la forma dell’intarsio, tecnica di lavorazione del legno finalizzata alla creazione di opere di vario tipo. 

Storia 

L’intarsio è una forma d’arte che può farsi risalire all’epoca dell’antico Egitto. Pur non essendo originario di Sorrento, è proprio qui che esso ha trovato terreno fertile in cui sbocciare.

La storia dell’intarsio sorrentino inizia tra il XIII e XIV secolo, a opera dei monaci benedettini che abitavano nel monastero di Sant’Agrippino. Lavorando pezzi di legni ricavati da alberi di limoni, arance e noci, essi furono pionieri di questo slancio artistico, dando vita a risultati decisamente ammirevoli. 

Molte creazioni dell’epoca sono ammirabili ancora oggi, essendo custodite in alcuni luoghi sacri della zona.

L’ammirazione dei Borbone

Da allora in poi, questa forma d’arte si è sviluppata costantemente, per merito di un sempre crescente numero di artigiani specializzati nell’intarsio. Al fine di non sprecare questo sapere artistico, ma anzi per preservarlo e tramandarlo, fu istituita un’apposita scuola. Era il 1886, ma già in precedenza si era capito che l’intarsio sorrentino rappresentava un valore aggiunto del territorio. 

Valore che non lasciò indifferente neppure Francesco di Borbone, re del Regno delle Due Sicilie dal 1825 al 1830. Incantato dalle realizzazioni artigianali, il re commissionò agli artisti sorrentini alcune opere lignee, con cui arricchire il patrimonio artistico del Palazzo Reale di Napoli.

Il museo

L’intarsio sorrentino è oggi una realtà pienamente conclamata. A confermarlo è il recente inserimento di quest’attività nell’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano.

Inoltre, a suggellare l’importanza dell’intarsio, è stata anche la creazione del Museo Bottega della Tarsia Lignea, ubicato proprio a Sorrento. Più specificamente, esso è ospitato in un edificio sito in via San Nicola n. 28. Il palazzo si sviluppa su tre livelli, interamente dedicati a quest’attività artigianale. 

Visitare il museo è un’esperienza molto interessante, perché consente di conoscere la storia dell’intarsio ligneo, sia mediante le creazioni che tramite un percorso fotografico.

Dove comprare gli intarsi

Una visita al museo è anche l’occasione giusta per compiere qualche acquisto, essendo possibile sfruttare le proposte commerciali disponibili all’interno.

Tuttavia, se si ha intenzione di ammirare quante più creazioni possibili per poi scegliere cosa comprare, allora è suggeribile un bel giro nel centro di Sorrento. Qui, tra le varie botteghe presenti, si potrà individuare il souvenir preferito da portare a casa. 

Potrà essere una scatoletta multiuso, un portagioie, un tavolino, un’immagine sacra o altri capolavori artigianali. Tutti ugualmente belli, essi differiscono soltanto per il prezzo.

Tour nei laboratori artigianali

Sei innamorato a tal punto dell’intarsio da non poterti accontentare di una visita al museo o di un giro per le botteghe? Allora sappi che per te c’è in serbo qualcosa di molto interessante. Esistono infatti agenzie specializzate nell’organizzazione di visite ai laboratori artigianali ove viene lavorato il legno. 

Il tour dura all’incirca due ore, durante le quali potrai seguire più da vicino il processo di creazione di un intarsio, carpendone così tutti i segreti. Inoltre, quel che imparerai potrai metterlo immediatamente in pratica. 

Come? Sfruttando l’opportunità che ti verrà concessa. Se vorrai, potrai essere infatti artigiano per un giorno. Con l’aiuto di un artista esperto, sarai in grado di creare un piccolo souvenir in legno, da portare a casa ed esibire con orgoglio a parenti e amici, ai quali potrai dire che a Sorrento l’arte è ovunque. 

Nel paesaggio, a tavola e anche nelle creazioni lignee. 

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Il Vallone dei Mulini, nella centralissima piazza Tasso a Sorrento, attrae ogni anno folle di visitatori. Pur non essendo accessibile, resta uno dei luoghi più fotografati al mondo.

 

Più un luogo è spettacolare, più si scattano foto per immortalarlo, con il rischio di esaurire in breve tempo la memoria dei nostri smartphone. Una possibilità che si realizza senza che nemmeno ce ne si accorga, presi come siamo dalla bellezza che ci circonda. Immagini e video instagrammabili sono dunque parte integrante di una vacanza e lo diventano ancor più in Penisola Sorrentina, ove lo splendore è dappertutto. Non solo nei panorami suggestivi offerta dalla Baia di Ieranto e da Punta Campanella, o nel profilo particolare dell’arcipelago de Li Galli, ma anche in luoghi forse meno noti ma non per questo di minor impatto, come il Vallone dei Mulini

 

La formazione della valle

 

Nello specifico, parliamo di una bellezza naturale ammirabile nella città di Sorrento. Più precisamente esso si trova alle spalle di piazza Tasso, da cui si staglia in tutta la sua maestosità. Basta dare un’occhiata al Vallone per lasciarsi incantare dal suo fascino, che induce a volerne sapere di più. Guardi questo spettacolo di rocce e vegetazione e non puoi far a meno di chiederti come sia nato un così particolare paesaggio. La risposta è rinvenibile in quanto accadde circa 35 mila anni fa, quando un’eruzione dei Campi Flegrei ricoprì di frammenti lavici l’area compresa tra Punta Scutolo e Capo di Sorrento. Qui, i ruscelli Sant’Antonino e Casarlano, non riuscendo più a trovare sbocchi verso il mare, scavarono una gola nella roccia, dando così vita alla valle.

 

Perché ha questo nome?

A suscitare curiosità è anche il nome, che deriva dalla presenza di un complesso formato da cinque mulini, edificati intorno al 1600. Nella zona sorsero poi anche alcune segherie, destinate alla lavorazione del legname utilizzato dagli artigiani dell’intarsio, e un lavatoio pubblico. Un vero e proprio centro di socialità, insomma, a cui era facile accedere anche grazie a un piccolo ponte di collegamento con il porto. Tutto ciò fece sì che la valle, oltre a essere molto suggestiva, diventasse anche un fervido luogo di incontro, data la numerosa presenza di persone che, a vario titolo, vi si recavano. 

Percorso storico

Per lungo tempo, la valle fu proprietà di due famiglie locali, i Tasso e i Correale.
Nel 1842, parte di essa venne acquistata da Enrico Falcon, un giovane ingegnere napoletano di origini francese, intenzionato a restaurare il complesso dei mulini. Il suo proponimento non trovò però attuazione; ricercato dalla Polizia borbonica, egli fu costretto a fuggire in Francia. Da quel momento, il Vallone dei Mulini cadde lentamente in uno stato di totale abbandono che, ancor oggi lo caratterizza. Insomma, nata per volere di Madre Natura, trasformata dall’uomo in un centro di incontri, questa cornice naturalistica andò infine incontro a una fine poco degna della sua storia.
Oggi, pur restando un capolavoro naturale, la valle necessiterebbe di notevoli interventi di restauro e messa in sicurezza, resi però difficili dal fatto che essa è in parte proprietà privata e, per altra parte, statale.

 

Luogo abbandonato, ma…

Lo stato di abbandono in cui versa il Vallone è tale da non permetterne l’accesso. A rendere impossibile una visita è anche l’altissimo tasso di umidità presente nell’area – con picchi fino all’80% – che renderebbe impossibile la presenza umana. Eppure, nonostante tutto questo, il Vallone dei Mulini vanta una notorietà pari a quella di molti altri angoli ugualmente incantevoli – ma probabilmente più gettonati – racchiusi nella Penisola Sorrentina. A certificarne l’apprezzamento mondiale sono stati due avvenimenti di notevole rilevanza. Il primo risale al 2014, quando sul profilo Instagram della rivista Nature fu pubblicata una foto della valle che, in breve tempo, ottenne più di trecentomila like. Non di poco conto anche l’apprezzamento mostrato dal sito giornalistico Buzzfeed, che ha inserito il Vallone tra i trenta luogo più belli della Terra.

Niente visite ma tante foto

Come già detto, il Vallone dei Mulini non è un luogo interamente pubblico, né versa in condizioni di sicurezza accettabili, pertanto visitarlo è fuori discussione. Tuttavia, se ne può ammirare la bellezza recandosi a Sorrento, per la precisione nella centralissima piazza Tasso. Per chi non vuole o non può utilizzare l’auto, è utile sapere che esiste un sistema di mezzi pubblici che, in breve tempo, accompagna i turisti in città. Uno di questi è la Circumvesuviana, che dalla stazione centrale di Napoli conduce a quella di Sorrento. Da qui a piazza Tasso la distanza è breve; poco più di dieci minuti, e gli smartphone verranno estratti dalle tasche e impiegati per scattare foto a raffica. In alternativa, si può raggiungere via Fuorimura, dalla cui ringhiera si può godere di tutta la bellezza del Vallone.
In ogni caso, che i tuoi scatti siano effettuati da piazza Tasso o da via Fuorimura, poco cambia: a pochi secondi dalla pubblicazione della prima foto, il tuo profilo social verrà inondato da like di apprezzamento. 

Anche il diportista meno esperto sa che l’organizzazione è tutto. Prima di mettersi al timone è doveroso chiedersi dove attraccare. Ecco dove farlo in Penisola Sorrentina.

 

 

 

 

 

Che sia stradale, ferroviario o marittimo, il percorso che conduce in Penisola Sorrentina è sempre emozionante. Lo è per il carico di aspettative che caratterizzano il viaggio, ampiamente confermate una volta giunti alla meta. 

Tra tutti, il tragitto più entusiasmante è forse quello via mare (a patto che l’idea piaccia, ovviamente). A bordo di un’imbarcazione che fende le onde, sotto un cielo terso e con il salmastro che stuzzica le narici, la rotta verso la Penisola è già parte della vacanza. 

Vacanza che può prendere il via ricorrendo ai servizi offerti dalle compagnie di navigazione o – per i più fortunati – utilizzando la propria imbarcazione. Nel primo caso, una volta arrivati in porto, ci si può ufficialmente tuffare nella bellezza e nel divertimento offerti da questo tratto di costa campana. Nel secondo, invece, prima di godersi il meritato relax, bisogna domandarsi dove attraccare

Un quesito che, in realtà, merita di essere risolto ancor prima di mettersi al timone, così da non farsi trovare impreparati. Organizzarsi è fondamentale, specie nei periodi in cui è maggiore il turismo da diporto, che potrebbe creare problemi di congestione capaci di rovinare i piani di chi sperava in una vacanza da vivere in tutta tranquillità.

Per questo motivo, può essere utile offrire qualche consiglio ai diportisti, mettendoli al corrente circa le possibilità di approdo offerte dalla Penisola Sorrentina.

Marina Piccola

La lista dei possibili attracchi non può che aprirsi con Sorrento, menzionandone il porto turistico. Anche detto Marina di Capo Cervo, esso è meglio noto con il nome di Marina Piccola. 

La struttura è composta da un molo, da una banchina di riva e da un moletto di sottoflutto, al cui interno trova spazio la darsena. È qui che vengono ospitate le imbarcazioni da diporto (al massimo 280), con pescaggio non superiore ai 6 metri e lunghezza massima di 40.

 

Marina Piccola sorge in un’ insenatura naturale di ridotte dimensioni e si fa apprezzare per una serie di motivi. Innanzitutto, per il fatto che qui i diportisti possono contare su un ottimo servizio di assistenza, sia in fase di approdo che al momento di salpare. Il comfort è assicurato anche da un sistema di vigilanza diurna e notturna e dalla possibilità di fruire sia di acqua potabile che di corrente elettrica. 

Inoltre, il porto è situato in una posizione strategica, che consente di raggiungere in breve tempo il centro di Sorrento.

Marina di Cassano

Funzionale e allo stesso tempo affascinante. Si può definire così Marina di Cassano, il porto turistico di Piano di Sorrento. Funzionale per la sua struttura – costituita da un molo di sottoflutto con banchina di 200 metri e da una scogliera di sottoflutto – capace di offrire 180 posti barca (lunghezza massima 56 metri) su di un fondale sabbioso profondo 5 metri. Affascinante, per il fatto che Marina di Cassano nasce e resta un borgo di pescatori, le cui tracce sono ben evidenti ancora oggi. 

Insomma, approdare in questo spazio diportistico, a poca distanza da Sorrento, significa contare su una fitta rete di servizi – come l’assistenza e la sorveglianza H24, il servizio di power supply e la fornitura d’acqua potabile – che permetteranno ai vacanzieri di risolvere in fretta la questione dell’attracco, per godersi la bellezza del borgo. Magari al tramonto, seduti a uno dei tavolini dei tanti ristorantini presenti.

Marina della Lobra

Per chi intenda approdare nei pressi di Massa Lubrense, Marina della Lobra è il posto più indicato. Esso sorge in un’insenatura naturale e prende il nome dal sovrastante santuario, dedicato – per l’appunto – alla Madonna della Lobra. 

Contrariamente ai porti turistici finora descritti, questo è a capienza minore. Marina della Lobra può infatti ospitare fino a un massimo di 100 imbarcazioni, di lunghezza massima pari a 15 metri. Il ridotto numero di disponibilità rende quasi doveroso prenotare un posto barca con largo anticipo, specie nei mesi estivi, quando intenso è il flusso di diportisti. 

Anche qui vi è disponibilità di acqua potabile e corrente elettrica, nonché di un servizio gru e di riparazione. Attenzione, però: l’accesso alla Marina della Lobra non è H24, bensì limitato all’orario 08.00 – 20.00.

Campo boe di Marina del Cantone

Diportismo e sostenibilità vanno a braccetto a Marina del Cantone. Qui, la tutela del mare e la voglia di viverlo hanno trovato convergenza nell’installazione di un campo boe. Pur facendo parte dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, Marina del Cantone offre ai diportisti la possibilità di ormeggiate in tutta comodità, senza correre il rischio che le ancore – soprattutto quelle di grandi dimensioni – devastino il fondale. 

Il numero di boe disponibili è pari a 35 e l’ormeggio è condizionato al pagamento di un ticket non eccessivamente costoso. Effettuando il pagamento, il diportista ha diritto anche all’assistenza tecnica e all’utilizzo di una banchina tramite cui facilitare le operazioni di imbarco e sbarco. 

Il campo boe si fa apprezzare inoltre per la sua vicinanza a due luoghi molto suggestivi della costa: Punta Campanella e l’arcipelago de Li Galli.

Comodo sì, ma anche – come si diceva – economico ed ecosostenibile. Due qualità che fanno preferire il campo boe a chi detesta il diportismo volgare e chiassoso. 

Giallo, succoso e dalla forma caratteristica. È il limone di Sorrento, un’eccellenza dai molteplici utilizzi, apprezzata a livello mondiale.

 

 

In Campania c’è una terra meravigliosa, in grado anche di donare eccellenze. Parliamo della Penisola Sorrentina e dei suoi limoni tipici. Un binomio noto a tutti, nonché un’associazione di idee che sorge spontanea quando si fa cenno a questa zona e ai tesori che custodisce. Tesori non solo paesaggistici, come il Vallone dei Mulini o l’arcipelago de Li Galli, ma anche agroalimentari come il limone, per l’appunto. Prodotto IGP conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Cenni storici

La qualifica IGP e la rinomanza internazionale non sono certo caratteristiche che si acquisiscono dall’oggi al domani. Esse vengono conseguite al compimento di un percorso netto e preciso, scandito dal ritmo dell’eccellenza. Percorso che hanno compiuto anche i limoni di Sorrento, la cui storia sembra affondare le sue radici in epoca romana.

Tale affermazione, seppur non corroborata da documenti ufficiali, trova riscontro nei dipinti e nei mosaici rinvenuti nei parchi archeologici di Pompei e di Ercolano. In molte delle opere di quell’epoca è infatti possibile notare la presenza di frutti di colore giallo e dalla forma oblunga.

Al di là dei riscontri artistici, è possibile affermare con assoluta certezza che la coltivazione di questi agrumi prese avvio intorno al 1500, grazie al lavoro svolto dai Gesuiti presenti nel territorio di Sorrento. Testimonianze documentali successive lasciano intuire che, a partire dal 1800, tale prodotto agricolo era già così apprezzato da affermarsi finanche sui mercati internazionali.

Coltivazione

Ancora oggi l’agrume sorrentino spicca tra le eccellenze agricole campane, facendosi apprezzare anche oltre i confini italiani. Insomma, passano i secoli ma non viene meno l’apprezzamento del pubblico. Ciò grazie anche a una coltivazione che, pur innovandosi, resta fedele alla tradizione, garantendo così il mantenimento degli standard qualitativi caratterizzanti questo frutto giallo e succoso.

Del tutto peculiare alla coltivazione è il “Pergolato sorrentino”, attuato mediante l’utilizzo delle cosiddette “pagliarelle”. In sostanza, gli arbusti vengono coperti da una sorta di tetto costituito da stuoie in paglia, che proteggono dagli agenti atmosferici, ritardando la maturazione dei limoni e consentendo così di immettere sul mercato prodotti sempre freschi durante tutto l’anno.

Caratteristiche

Dunque, ognuno di noi, in ogni momento dell’anno, può trovare sugli scaffali ortofrutticoli questo prodotto d’eccellenza. Occhio, però, che si tratti davvero del limone di Sorrento. Al di là delle fondamentali e veritiere etichettature che ne sanciscono la provenienza, questo frutto è riconoscibile dalle seguenti caratteristiche:

  • Forma ellittica;
  • Colore giallo paglierino;
  • Peso all’incirca non inferiore a 85 grammi.

Alle peculiarità esterne, visibili a occhio nudo, si aggiungono quelle apprezzabili a una più attenta analisi. Una buccia spessa e ricca di oli essenziali, unitamente a un gusto decisamente acido e a un succo abbondante, non lasciano spazio a dubbi circa la provenienza dei limoni presenti sulla tua tavola.

Dove si produce?

L’indicazione geografica protetta non è un attributo dato a caso. Essa certifica la provenienza di un prodotto da un certo territorio geografico. Nel caso degli agrumi qui trattati, la dicitura IGP fa riferimento alla Penisola Sorrentina. In particolare, alle piantagioni di limoni presenti nei comuni di:

  • Sorrento;
  • Meta di Sorrento;
  • Piano di Sorrento;
  • Massa Lubrense;
  • Sant’Agnello;
  • Vico Equense.

Alla lista, vanno aggiunte le coltivazioni presenti a Capri e Anacapri. Un insieme di territori accomunati da temperature miti, terreni vulcanici e venti moderati, che rappresentano le condizioni ideali per favorire lo sviluppo di questi tesori della terra.

I limoni in cucina, ma non solo

Pensi a questo frutto e, quasi inconsapevolmente, ti viene in mente il limoncello. Probabilmente il liquore italiano più conosciuto al mondo, ottimo sia come digestivo che come accompagnamento a un buon dessert. Eppure, l’utilizzo del limone va oltre la produzione di questo squisito elisir. L’agrume in questione viene infatti spesso impiegato per guarnire o caratterizzare numerose pietanze, dall’antipasto al dolce.

Inoltre, il limone di Sorrento è capace anche di altro, non solo di allietare le nostre papille gustative. Ricco di flavonoidi e di vitamina C, dall’inconfondibile profumo deciso ma piacevole, questo frutto è utilizzato anche dall’industria cosmetica per la produzione di creme, lozioni e quant’altro sia indispensabile per la cura della nostra pelle.

Insomma, dalla cucina alla beauty routine, è il giallo dei limoni di Sorrento a farla da padrone.