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Le bellezze custodite tra Sorrento e la Costiera Amalfitana si sono spesso trasformate in set cinematografici. Ecco alcuni dei film girati da queste parti.

 

 

L’allegro vociare dei turisti e il rilassante ritmo della risacca sono probabilmente due dei suoni più familiari per chi visita la Penisola Sorrentina e la Costiera Amalfitana. Eppure, non sono gli unici. 

A essi, non di rado si aggiungono i ciak e i rumori delle macchine da presa. Sì, perché questo tratto del litorale campano è così suggestivo da stuzzicare anche l’animo artistico dei cineasti.

Da Sorrento ad Amalfi, passando per Positano e Ravello, sono numerosi i comuni che hanno ispirato registi e sceneggiatori, decisi ad abbellire le pellicole con le meraviglie che solo luoghi simili sanno offrire.

“Il tesoro dell’Africa”

Citarli tutti sarebbe impossibile. Più concretamente, qui se ne possono elencare soltanto alcuni, a testimonianza dell’influenza che questi territori hanno esercitato e continuano a esercitare sul cinema. 

Un legame che non nasce recentemente,  bensì affonda le proprie radici nel passato, come dimostra il film intitolato “Il tesoro dell’Africa”. 

Si tratta di una pellicola del 1953, che vide sbarcare in Costiera Amalfitana due mostri sacri del cinema quali Humphrey Bogart e Gina Lollobrigida. Più precisamente, fu Ravello a ospitare le scene esterne di questa commedia che, nonostante il passare degli anni, non ha perso la capacità di far sorridere il pubblico.

“Pane, amore e…”

Due anni più tardi (era il 1955) fu Dino Risi a scegliere questa zona come set del suo film “Pane, amore e…”. 

Anche in questo caso, a sbarcare sulla costa campana fu un cast d’eccezione, in cui spiccavano su tutti due mostri sacri del calibro di Vittorio de Sica e Sophia Loren (memorabile la scena in cui i due ballano un mambo).

Un film che si innesta in una tetralogia, preceduto da “Pane, amore e fantasia”, “Pane, amore e gelosia”, e seguito da “Pane, amore e Andalusia”. 

La pellicola, vera e propria pietra miliare nella commedia italiana degli anni Cinquanta, fu girata presso la Marina Grande di Sorrento. Comune di cui, anni addietro (era il 2009), la Loren divenne cittadina onoraria. 

“Sotto il sole della Toscana”

Trascorrono gli anni, ma non si affievolisce il legame tra queste terre e il cinema. Lo dimostra anche il film intitolato “Sotto il sole della Toscana”, girato nel 2003 e ambientato in parte a Positano

Il film intreccia il sentimentalismo con la commedia e il dramma, offrendo un risultato tutto sommato piacevole.

La pellicola vede la partecipazione, tra gli altri, di Diane Lane, Mario Monicelli  e Raoul Bova

“Si accettano miracoli”

Più di recente, a scegliere questo set naturale è stato anche Alessandro Siani. Era il 2015 quando il comico partenopeo decise di dirigere e interpretare il film intitolato “SI accettano miracoli”. 

Conca dei Marini, Ravello, Furore e Atrani furono le location che ospitarono le riprese di questa commedia adatta all’intera famiglia, in cui la spiritosità di Siani si sposa perfettamente con la verve comica di Fabio de Luigi. 

Il cinema ti piace, eppure ti stai chiedendo se esistono serie tv ambientate da queste parti?

Continua a leggere e lo scoprirai.

“Inganno”

Il fascino di questa zona non ha ispirato soltanto produzioni per il grande schermo, bensì anche forme di intrattenimento on demand. Lo dimostra la scelta operata da Netflix, che amplierà la propria offerta con “Inganno”, disponibile dal 2024. 

La fiction è ambientata tra Sorrento e Positano ed è diretta da Pappi Corsicato, con la partecipazione di Monica Guerritore e Giacomo Giannotti (il dottor De Luca di “Grey’s Anatomy”, per intenderci). 

“Inganno” è l’adattamento italiano della serie inglese “Gold Digger”, distribuita dalla BBC e interpretata da Julia Ormond e Ben Barnes.

Si tratta di un thriller sentimentale, in cui la suspense non distrae dal tema dell’amore, analizzato con sincerità e maturità. 

Una trama che sembra attraente, come del resto lo è anche la location.

Vuoi visitare i luoghi che hanno ospitato le riprese di queste produzioni? 

Villa Il Turro può essere la tua base d’appoggio ideale.

 

In Penisola Sorrentina, tra paesaggi mozzafiato e acque limpide, c’è spazio anche per l’arte. In particolare, nella forma dell’intarsio, da secoli sinonimo di tradizione.

 

 

Quando si visita la Penisola Sorrentina, il tempo sembra scorrere sempre troppo in fretta. A offrire questa sensazione sono le bellissime e numerose esperienze che è possibile vivere da queste parti, ove è molto facile lasciarsi suggestionare dalle tante meraviglie che questa terra è in grado di offrire. 

Meraviglie non solo paesaggistiche – come Punta Campanella e la Baia di Ieranto – ma anche enogastronomiche, tra le quali spiccano gli spaghetti alla Nerano. E, come se non bastasse, a deliziare i turisti c’è anche l’arte. In particolare, quella che prende la forma dell’intarsio, tecnica di lavorazione del legno finalizzata alla creazione di opere di vario tipo. 

Storia 

L’intarsio è una forma d’arte che può farsi risalire all’epoca dell’antico Egitto. Pur non essendo originario di Sorrento, è proprio qui che esso ha trovato terreno fertile in cui sbocciare.

La storia dell’intarsio sorrentino inizia tra il XIII e XIV secolo, a opera dei monaci benedettini che abitavano nel monastero di Sant’Agrippino. Lavorando pezzi di legni ricavati da alberi di limoni, arance e noci, essi furono pionieri di questo slancio artistico, dando vita a risultati decisamente ammirevoli. 

Molte creazioni dell’epoca sono ammirabili ancora oggi, essendo custodite in alcuni luoghi sacri della zona.

L’ammirazione dei Borbone

Da allora in poi, questa forma d’arte si è sviluppata costantemente, per merito di un sempre crescente numero di artigiani specializzati nell’intarsio. Al fine di non sprecare questo sapere artistico, ma anzi per preservarlo e tramandarlo, fu istituita un’apposita scuola. Era il 1886, ma già in precedenza si era capito che l’intarsio sorrentino rappresentava un valore aggiunto del territorio. 

Valore che non lasciò indifferente neppure Francesco di Borbone, re del Regno delle Due Sicilie dal 1825 al 1830. Incantato dalle realizzazioni artigianali, il re commissionò agli artisti sorrentini alcune opere lignee, con cui arricchire il patrimonio artistico del Palazzo Reale di Napoli.

Il museo

L’intarsio sorrentino è oggi una realtà pienamente conclamata. A confermarlo è il recente inserimento di quest’attività nell’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano.

Inoltre, a suggellare l’importanza dell’intarsio, è stata anche la creazione del Museo Bottega della Tarsia Lignea, ubicato proprio a Sorrento. Più specificamente, esso è ospitato in un edificio sito in via San Nicola n. 28. Il palazzo si sviluppa su tre livelli, interamente dedicati a quest’attività artigianale. 

Visitare il museo è un’esperienza molto interessante, perché consente di conoscere la storia dell’intarsio ligneo, sia mediante le creazioni che tramite un percorso fotografico.

Dove comprare gli intarsi

Una visita al museo è anche l’occasione giusta per compiere qualche acquisto, essendo possibile sfruttare le proposte commerciali disponibili all’interno.

Tuttavia, se si ha intenzione di ammirare quante più creazioni possibili per poi scegliere cosa comprare, allora è suggeribile un bel giro nel centro di Sorrento. Qui, tra le varie botteghe presenti, si potrà individuare il souvenir preferito da portare a casa. 

Potrà essere una scatoletta multiuso, un portagioie, un tavolino, un’immagine sacra o altri capolavori artigianali. Tutti ugualmente belli, essi differiscono soltanto per il prezzo.

Tour nei laboratori artigianali

Sei innamorato a tal punto dell’intarsio da non poterti accontentare di una visita al museo o di un giro per le botteghe? Allora sappi che per te c’è in serbo qualcosa di molto interessante. Esistono infatti agenzie specializzate nell’organizzazione di visite ai laboratori artigianali ove viene lavorato il legno. 

Il tour dura all’incirca due ore, durante le quali potrai seguire più da vicino il processo di creazione di un intarsio, carpendone così tutti i segreti. Inoltre, quel che imparerai potrai metterlo immediatamente in pratica. 

Come? Sfruttando l’opportunità che ti verrà concessa. Se vorrai, potrai essere infatti artigiano per un giorno. Con l’aiuto di un artista esperto, sarai in grado di creare un piccolo souvenir in legno, da portare a casa ed esibire con orgoglio a parenti e amici, ai quali potrai dire che a Sorrento l’arte è ovunque. 

Nel paesaggio, a tavola e anche nelle creazioni lignee. 

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Il Vallone dei Mulini, nella centralissima piazza Tasso a Sorrento, attrae ogni anno folle di visitatori. Pur non essendo accessibile, resta uno dei luoghi più fotografati al mondo.

 

Più un luogo è spettacolare, più si scattano foto per immortalarlo, con il rischio di esaurire in breve tempo la memoria dei nostri smartphone. Una possibilità che si realizza senza che nemmeno ce ne si accorga, presi come siamo dalla bellezza che ci circonda. Immagini e video instagrammabili sono dunque parte integrante di una vacanza e lo diventano ancor più in Penisola Sorrentina, ove lo splendore è dappertutto. Non solo nei panorami suggestivi offerta dalla Baia di Ieranto e da Punta Campanella, o nel profilo particolare dell’arcipelago de Li Galli, ma anche in luoghi forse meno noti ma non per questo di minor impatto, come il Vallone dei Mulini

 

La formazione della valle

 

Nello specifico, parliamo di una bellezza naturale ammirabile nella città di Sorrento. Più precisamente esso si trova alle spalle di piazza Tasso, da cui si staglia in tutta la sua maestosità. Basta dare un’occhiata al Vallone per lasciarsi incantare dal suo fascino, che induce a volerne sapere di più. Guardi questo spettacolo di rocce e vegetazione e non puoi far a meno di chiederti come sia nato un così particolare paesaggio. La risposta è rinvenibile in quanto accadde circa 35 mila anni fa, quando un’eruzione dei Campi Flegrei ricoprì di frammenti lavici l’area compresa tra Punta Scutolo e Capo di Sorrento. Qui, i ruscelli Sant’Antonino e Casarlano, non riuscendo più a trovare sbocchi verso il mare, scavarono una gola nella roccia, dando così vita alla valle.

 

Perché ha questo nome?

A suscitare curiosità è anche il nome, che deriva dalla presenza di un complesso formato da cinque mulini, edificati intorno al 1600. Nella zona sorsero poi anche alcune segherie, destinate alla lavorazione del legname utilizzato dagli artigiani dell’intarsio, e un lavatoio pubblico. Un vero e proprio centro di socialità, insomma, a cui era facile accedere anche grazie a un piccolo ponte di collegamento con il porto. Tutto ciò fece sì che la valle, oltre a essere molto suggestiva, diventasse anche un fervido luogo di incontro, data la numerosa presenza di persone che, a vario titolo, vi si recavano. 

Percorso storico

Per lungo tempo, la valle fu proprietà di due famiglie locali, i Tasso e i Correale.
Nel 1842, parte di essa venne acquistata da Enrico Falcon, un giovane ingegnere napoletano di origini francese, intenzionato a restaurare il complesso dei mulini. Il suo proponimento non trovò però attuazione; ricercato dalla Polizia borbonica, egli fu costretto a fuggire in Francia. Da quel momento, il Vallone dei Mulini cadde lentamente in uno stato di totale abbandono che, ancor oggi lo caratterizza. Insomma, nata per volere di Madre Natura, trasformata dall’uomo in un centro di incontri, questa cornice naturalistica andò infine incontro a una fine poco degna della sua storia.
Oggi, pur restando un capolavoro naturale, la valle necessiterebbe di notevoli interventi di restauro e messa in sicurezza, resi però difficili dal fatto che essa è in parte proprietà privata e, per altra parte, statale.

 

Luogo abbandonato, ma…

Lo stato di abbandono in cui versa il Vallone è tale da non permetterne l’accesso. A rendere impossibile una visita è anche l’altissimo tasso di umidità presente nell’area – con picchi fino all’80% – che renderebbe impossibile la presenza umana. Eppure, nonostante tutto questo, il Vallone dei Mulini vanta una notorietà pari a quella di molti altri angoli ugualmente incantevoli – ma probabilmente più gettonati – racchiusi nella Penisola Sorrentina. A certificarne l’apprezzamento mondiale sono stati due avvenimenti di notevole rilevanza. Il primo risale al 2014, quando sul profilo Instagram della rivista Nature fu pubblicata una foto della valle che, in breve tempo, ottenne più di trecentomila like. Non di poco conto anche l’apprezzamento mostrato dal sito giornalistico Buzzfeed, che ha inserito il Vallone tra i trenta luogo più belli della Terra.

Niente visite ma tante foto

Come già detto, il Vallone dei Mulini non è un luogo interamente pubblico, né versa in condizioni di sicurezza accettabili, pertanto visitarlo è fuori discussione. Tuttavia, se ne può ammirare la bellezza recandosi a Sorrento, per la precisione nella centralissima piazza Tasso. Per chi non vuole o non può utilizzare l’auto, è utile sapere che esiste un sistema di mezzi pubblici che, in breve tempo, accompagna i turisti in città. Uno di questi è la Circumvesuviana, che dalla stazione centrale di Napoli conduce a quella di Sorrento. Da qui a piazza Tasso la distanza è breve; poco più di dieci minuti, e gli smartphone verranno estratti dalle tasche e impiegati per scattare foto a raffica. In alternativa, si può raggiungere via Fuorimura, dalla cui ringhiera si può godere di tutta la bellezza del Vallone.
In ogni caso, che i tuoi scatti siano effettuati da piazza Tasso o da via Fuorimura, poco cambia: a pochi secondi dalla pubblicazione della prima foto, il tuo profilo social verrà inondato da like di apprezzamento. 

Anche il diportista meno esperto sa che l’organizzazione è tutto. Prima di mettersi al timone è doveroso chiedersi dove attraccare. Ecco dove farlo in Penisola Sorrentina.

 

 

 

 

 

Che sia stradale, ferroviario o marittimo, il percorso che conduce in Penisola Sorrentina è sempre emozionante. Lo è per il carico di aspettative che caratterizzano il viaggio, ampiamente confermate una volta giunti alla meta. 

Tra tutti, il tragitto più entusiasmante è forse quello via mare (a patto che l’idea piaccia, ovviamente). A bordo di un’imbarcazione che fende le onde, sotto un cielo terso e con il salmastro che stuzzica le narici, la rotta verso la Penisola è già parte della vacanza. 

Vacanza che può prendere il via ricorrendo ai servizi offerti dalle compagnie di navigazione o – per i più fortunati – utilizzando la propria imbarcazione. Nel primo caso, una volta arrivati in porto, ci si può ufficialmente tuffare nella bellezza e nel divertimento offerti da questo tratto di costa campana. Nel secondo, invece, prima di godersi il meritato relax, bisogna domandarsi dove attraccare

Un quesito che, in realtà, merita di essere risolto ancor prima di mettersi al timone, così da non farsi trovare impreparati. Organizzarsi è fondamentale, specie nei periodi in cui è maggiore il turismo da diporto, che potrebbe creare problemi di congestione capaci di rovinare i piani di chi sperava in una vacanza da vivere in tutta tranquillità.

Per questo motivo, può essere utile offrire qualche consiglio ai diportisti, mettendoli al corrente circa le possibilità di approdo offerte dalla Penisola Sorrentina.

Marina Piccola

La lista dei possibili attracchi non può che aprirsi con Sorrento, menzionandone il porto turistico. Anche detto Marina di Capo Cervo, esso è meglio noto con il nome di Marina Piccola. 

La struttura è composta da un molo, da una banchina di riva e da un moletto di sottoflutto, al cui interno trova spazio la darsena. È qui che vengono ospitate le imbarcazioni da diporto (al massimo 280), con pescaggio non superiore ai 6 metri e lunghezza massima di 40.

 

Marina Piccola sorge in un’ insenatura naturale di ridotte dimensioni e si fa apprezzare per una serie di motivi. Innanzitutto, per il fatto che qui i diportisti possono contare su un ottimo servizio di assistenza, sia in fase di approdo che al momento di salpare. Il comfort è assicurato anche da un sistema di vigilanza diurna e notturna e dalla possibilità di fruire sia di acqua potabile che di corrente elettrica. 

Inoltre, il porto è situato in una posizione strategica, che consente di raggiungere in breve tempo il centro di Sorrento.

Marina di Cassano

Funzionale e allo stesso tempo affascinante. Si può definire così Marina di Cassano, il porto turistico di Piano di Sorrento. Funzionale per la sua struttura – costituita da un molo di sottoflutto con banchina di 200 metri e da una scogliera di sottoflutto – capace di offrire 180 posti barca (lunghezza massima 56 metri) su di un fondale sabbioso profondo 5 metri. Affascinante, per il fatto che Marina di Cassano nasce e resta un borgo di pescatori, le cui tracce sono ben evidenti ancora oggi. 

Insomma, approdare in questo spazio diportistico, a poca distanza da Sorrento, significa contare su una fitta rete di servizi – come l’assistenza e la sorveglianza H24, il servizio di power supply e la fornitura d’acqua potabile – che permetteranno ai vacanzieri di risolvere in fretta la questione dell’attracco, per godersi la bellezza del borgo. Magari al tramonto, seduti a uno dei tavolini dei tanti ristorantini presenti.

Marina della Lobra

Per chi intenda approdare nei pressi di Massa Lubrense, Marina della Lobra è il posto più indicato. Esso sorge in un’insenatura naturale e prende il nome dal sovrastante santuario, dedicato – per l’appunto – alla Madonna della Lobra. 

Contrariamente ai porti turistici finora descritti, questo è a capienza minore. Marina della Lobra può infatti ospitare fino a un massimo di 100 imbarcazioni, di lunghezza massima pari a 15 metri. Il ridotto numero di disponibilità rende quasi doveroso prenotare un posto barca con largo anticipo, specie nei mesi estivi, quando intenso è il flusso di diportisti. 

Anche qui vi è disponibilità di acqua potabile e corrente elettrica, nonché di un servizio gru e di riparazione. Attenzione, però: l’accesso alla Marina della Lobra non è H24, bensì limitato all’orario 08.00 – 20.00.

Campo boe di Marina del Cantone

Diportismo e sostenibilità vanno a braccetto a Marina del Cantone. Qui, la tutela del mare e la voglia di viverlo hanno trovato convergenza nell’installazione di un campo boe. Pur facendo parte dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, Marina del Cantone offre ai diportisti la possibilità di ormeggiate in tutta comodità, senza correre il rischio che le ancore – soprattutto quelle di grandi dimensioni – devastino il fondale. 

Il numero di boe disponibili è pari a 35 e l’ormeggio è condizionato al pagamento di un ticket non eccessivamente costoso. Effettuando il pagamento, il diportista ha diritto anche all’assistenza tecnica e all’utilizzo di una banchina tramite cui facilitare le operazioni di imbarco e sbarco. 

Il campo boe si fa apprezzare inoltre per la sua vicinanza a due luoghi molto suggestivi della costa: Punta Campanella e l’arcipelago de Li Galli.

Comodo sì, ma anche – come si diceva – economico ed ecosostenibile. Due qualità che fanno preferire il campo boe a chi detesta il diportismo volgare e chiassoso. 

Giallo, succoso e dalla forma caratteristica. È il limone di Sorrento, un’eccellenza dai molteplici utilizzi, apprezzata a livello mondiale.

 

 

In Campania c’è una terra meravigliosa, in grado anche di donare eccellenze. Parliamo della Penisola Sorrentina e dei suoi limoni tipici. Un binomio noto a tutti, nonché un’associazione di idee che sorge spontanea quando si fa cenno a questa zona e ai tesori che custodisce. Tesori non solo paesaggistici, come il Vallone dei Mulini o l’arcipelago de Li Galli, ma anche agroalimentari come il limone, per l’appunto. Prodotto IGP conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Cenni storici

La qualifica IGP e la rinomanza internazionale non sono certo caratteristiche che si acquisiscono dall’oggi al domani. Esse vengono conseguite al compimento di un percorso netto e preciso, scandito dal ritmo dell’eccellenza. Percorso che hanno compiuto anche i limoni di Sorrento, la cui storia sembra affondare le sue radici in epoca romana.

Tale affermazione, seppur non corroborata da documenti ufficiali, trova riscontro nei dipinti e nei mosaici rinvenuti nei parchi archeologici di Pompei e di Ercolano. In molte delle opere di quell’epoca è infatti possibile notare la presenza di frutti di colore giallo e dalla forma oblunga.

Al di là dei riscontri artistici, è possibile affermare con assoluta certezza che la coltivazione di questi agrumi prese avvio intorno al 1500, grazie al lavoro svolto dai Gesuiti presenti nel territorio di Sorrento. Testimonianze documentali successive lasciano intuire che, a partire dal 1800, tale prodotto agricolo era già così apprezzato da affermarsi finanche sui mercati internazionali.

Coltivazione

Ancora oggi l’agrume sorrentino spicca tra le eccellenze agricole campane, facendosi apprezzare anche oltre i confini italiani. Insomma, passano i secoli ma non viene meno l’apprezzamento del pubblico. Ciò grazie anche a una coltivazione che, pur innovandosi, resta fedele alla tradizione, garantendo così il mantenimento degli standard qualitativi caratterizzanti questo frutto giallo e succoso.

Del tutto peculiare alla coltivazione è il “Pergolato sorrentino”, attuato mediante l’utilizzo delle cosiddette “pagliarelle”. In sostanza, gli arbusti vengono coperti da una sorta di tetto costituito da stuoie in paglia, che proteggono dagli agenti atmosferici, ritardando la maturazione dei limoni e consentendo così di immettere sul mercato prodotti sempre freschi durante tutto l’anno.

Caratteristiche

Dunque, ognuno di noi, in ogni momento dell’anno, può trovare sugli scaffali ortofrutticoli questo prodotto d’eccellenza. Occhio, però, che si tratti davvero del limone di Sorrento. Al di là delle fondamentali e veritiere etichettature che ne sanciscono la provenienza, questo frutto è riconoscibile dalle seguenti caratteristiche:

  • Forma ellittica;
  • Colore giallo paglierino;
  • Peso all’incirca non inferiore a 85 grammi.

Alle peculiarità esterne, visibili a occhio nudo, si aggiungono quelle apprezzabili a una più attenta analisi. Una buccia spessa e ricca di oli essenziali, unitamente a un gusto decisamente acido e a un succo abbondante, non lasciano spazio a dubbi circa la provenienza dei limoni presenti sulla tua tavola.

Dove si produce?

L’indicazione geografica protetta non è un attributo dato a caso. Essa certifica la provenienza di un prodotto da un certo territorio geografico. Nel caso degli agrumi qui trattati, la dicitura IGP fa riferimento alla Penisola Sorrentina. In particolare, alle piantagioni di limoni presenti nei comuni di:

  • Sorrento;
  • Meta di Sorrento;
  • Piano di Sorrento;
  • Massa Lubrense;
  • Sant’Agnello;
  • Vico Equense.

Alla lista, vanno aggiunte le coltivazioni presenti a Capri e Anacapri. Un insieme di territori accomunati da temperature miti, terreni vulcanici e venti moderati, che rappresentano le condizioni ideali per favorire lo sviluppo di questi tesori della terra.

I limoni in cucina, ma non solo

Pensi a questo frutto e, quasi inconsapevolmente, ti viene in mente il limoncello. Probabilmente il liquore italiano più conosciuto al mondo, ottimo sia come digestivo che come accompagnamento a un buon dessert. Eppure, l’utilizzo del limone va oltre la produzione di questo squisito elisir. L’agrume in questione viene infatti spesso impiegato per guarnire o caratterizzare numerose pietanze, dall’antipasto al dolce.

Inoltre, il limone di Sorrento è capace anche di altro, non solo di allietare le nostre papille gustative. Ricco di flavonoidi e di vitamina C, dall’inconfondibile profumo deciso ma piacevole, questo frutto è utilizzato anche dall’industria cosmetica per la produzione di creme, lozioni e quant’altro sia indispensabile per la cura della nostra pelle.

Insomma, dalla cucina alla beauty routine, è il giallo dei limoni di Sorrento a farla da padrone.

Dici Limoncello e pensi subito alla Penisola Sorrentina. Ma dov’è nato esattamente questo elisir apprezzato in tutto il mondo? Scopriamolo insieme.

 

 

 

 

 

Delizioso, lievemente zuccherino, ottimo anche come digestivo e con un deciso ma non invadente tocco alcolico. È il limoncello, liquore famoso in tutto il mondo e annoverato tra i prodotti alimentari tradizionali italiani. Pensi a questa bevanda e immediatamente ti balza alla mente il giallo, il colore del sole. Quella tinta che caratterizza e rende speciali le giornate sulla costa della Campania, zona da cui il limoncello ha iniziato un percorso che lo ha portato a essere apprezzato anche ben oltre i confini nazionali.

Una storia nebulosa

Individuare con esattezza il luogo in cui è nato questo liquore è un po’ difficile. Generalmente lo si associa alla Penisola Sorrentina, ma è una convinzione giusta? Arduo dirlo, dal momento che la storia di questa deliziosa bevanda non è ben tracciata. Amalfi, Sorrento e Capri si contendono la nascita del limoncello, con l’Isola Azzurra che può vantare un aneddoto risalente agli inizi del Novecento. Sembra infatti che fu proprio qui che – in quell’epoca – il liquore iniziò a farsi apprezzare. 

A quanto pare, ciò accadde per merito di un’albergatrice che era solita offrire ai suoi ospiti un sorso di limoncello, prodotto seguendo un’antica ricetta tramandata di generazione in generazione. Altri, invece, ritengono che tutto nacque molti secoli fa. Per alcuni, invece, il limoncello approdò sulla costa campana in concomitanza con la conquista araba; per altri ancora, esso fu una scoperta dei Romani, dediti alla coltivazione del limone in Penisola Sorrentina.

Ricetta

Se le origini sono avvolte dal mistero, lo stesso non può certo dirsi del processo di preparazione. La ricetta del limoncello è molto semplice. Così semplice che ci si può anche divertire a prepararlo in casa. Se vuoi provarci anche tu, allora sappi che hai bisogno di:

  • Limoni:
  • Alcool puro;
  • Acqua;
  • Zucchero.

Una volta puliti i limoni con acqua corrente, bisogna prelevarne la buccia (solo la parte gialla, non anche quella bianca) che verrà messa a macerare in alcol per almeno un mese. Trascorso questo periodo di tempo, si aggiungerà lo sciroppo di acqua e zucchero, per poi lasciar riposare il tutto per i successivi quaranta giorni. Infine, aiutandosi con un colino, si potrà versare il limoncello in una bottiglia e gustarlo con la famiglia e gli ospiti.

Dove comprarlo?

Preparare il limoncello in casa può essere divertente, ma credi che non faccia per te? Nessun problema, perché la Penisola Sorrentina offre numerosi punti vendita in cui potrai comprare una bottiglia di questo delizioso elisir, da assaporare a casa tua o da utilizzare come idea regalo per amici o parenti. 

Tra Sorrento e il suo territorio, avrai modo di scoprire tantissime botteghe in cui il limoncello farà bella mostra di sé, fra le tante altre prelibatezze della zona. Inoltre, potrai gustare o acquistare questo liquore anche in uno dei molti ristoranti della Penisola, dove un bicchierino di limoncello ti farà compagnia mentre ammiri il mare, magari dopo aver assaporato un gustoso piatto di spaghetti alla Nerano

Abbinamenti

Con il suo sapore piacevolmente acidulo, il limoncello è ottimo da bere a fine pasto. Anche, se non soprattutto, perché si rivela essere un buon digestivo. Eppure, questo liquore può essere apprezzato anche in altro modo. Ovviamente dipende dal gusto di ognuno, ma un buon bicchierino di limoncello può abbinarsi perfettamente con semifreddi, crostate o biscotti secchi. 

Senza poi dimenticare che, in molti casi, esso viene utilizzato per esaltare il sapore di una bella macedonia di frutta fresca. Quanto finora detto non deve però mettere in ombra un’altra possibilità. Quella di assaporare un sorso di limoncello anche fuori pasto, senza abbinarlo ad alcuna portata, ma soltanto per apprezzarne pienamente il gusto. 

Varianti

Fin qui si è parlato della versione classica, se così può dirsi. A essa, si affianca poi la crema al limoncello. Una variante che si ottiene aggiungendo panna e latte, ingredienti che rendono il liquore più morbido, adatto a chi vuole sorseggiare qualcosa che accarezzi delicatamente il palato. Un sapore più vellutato, quindi, sempre più spesso utilizzato come farcitura anche dai maestri pasticcieri.

E, in effetti, quello dell’industria dolciaria è un settore in cui il limoncello trova ampio utilizzo. Tra gli scaffali delle bontà enogastronomiche, sempre più spesso si trovano biscotti, babà e torte. Tutti prodotti che, sia nella versione artigianale che in quella industriale, sono contraddistinti dall’inconfondibile sapore del limoncello.

E non è finita qui. 


Per i più ghiottoni, può essere interessante sapere che anche il tiramisù, uno dei semifreddi più apprezzati d’Italia, può essere preparato con il limoncello in sostituzione del caffè. Infine, non va dimenticato che è possibile trovare questo liquore anche in gelateria, ove costituisce l’ingrediente base di un sorbetto gustoso, fresco e dal sapore agrumato.

Roba da acquolina in bocca, vero?