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Le bellezze custodite tra Sorrento e la Costiera Amalfitana si sono spesso trasformate in set cinematografici. Ecco alcuni dei film girati da queste parti.

 

 

L’allegro vociare dei turisti e il rilassante ritmo della risacca sono probabilmente due dei suoni più familiari per chi visita la Penisola Sorrentina e la Costiera Amalfitana. Eppure, non sono gli unici. 

A essi, non di rado si aggiungono i ciak e i rumori delle macchine da presa. Sì, perché questo tratto del litorale campano è così suggestivo da stuzzicare anche l’animo artistico dei cineasti.

Da Sorrento ad Amalfi, passando per Positano e Ravello, sono numerosi i comuni che hanno ispirato registi e sceneggiatori, decisi ad abbellire le pellicole con le meraviglie che solo luoghi simili sanno offrire.

“Il tesoro dell’Africa”

Citarli tutti sarebbe impossibile. Più concretamente, qui se ne possono elencare soltanto alcuni, a testimonianza dell’influenza che questi territori hanno esercitato e continuano a esercitare sul cinema. 

Un legame che non nasce recentemente,  bensì affonda le proprie radici nel passato, come dimostra il film intitolato “Il tesoro dell’Africa”. 

Si tratta di una pellicola del 1953, che vide sbarcare in Costiera Amalfitana due mostri sacri del cinema quali Humphrey Bogart e Gina Lollobrigida. Più precisamente, fu Ravello a ospitare le scene esterne di questa commedia che, nonostante il passare degli anni, non ha perso la capacità di far sorridere il pubblico.

“Pane, amore e…”

Due anni più tardi (era il 1955) fu Dino Risi a scegliere questa zona come set del suo film “Pane, amore e…”. 

Anche in questo caso, a sbarcare sulla costa campana fu un cast d’eccezione, in cui spiccavano su tutti due mostri sacri del calibro di Vittorio de Sica e Sophia Loren (memorabile la scena in cui i due ballano un mambo).

Un film che si innesta in una tetralogia, preceduto da “Pane, amore e fantasia”, “Pane, amore e gelosia”, e seguito da “Pane, amore e Andalusia”. 

La pellicola, vera e propria pietra miliare nella commedia italiana degli anni Cinquanta, fu girata presso la Marina Grande di Sorrento. Comune di cui, anni addietro (era il 2009), la Loren divenne cittadina onoraria. 

“Sotto il sole della Toscana”

Trascorrono gli anni, ma non si affievolisce il legame tra queste terre e il cinema. Lo dimostra anche il film intitolato “Sotto il sole della Toscana”, girato nel 2003 e ambientato in parte a Positano

Il film intreccia il sentimentalismo con la commedia e il dramma, offrendo un risultato tutto sommato piacevole.

La pellicola vede la partecipazione, tra gli altri, di Diane Lane, Mario Monicelli  e Raoul Bova

“Si accettano miracoli”

Più di recente, a scegliere questo set naturale è stato anche Alessandro Siani. Era il 2015 quando il comico partenopeo decise di dirigere e interpretare il film intitolato “SI accettano miracoli”. 

Conca dei Marini, Ravello, Furore e Atrani furono le location che ospitarono le riprese di questa commedia adatta all’intera famiglia, in cui la spiritosità di Siani si sposa perfettamente con la verve comica di Fabio de Luigi. 

Il cinema ti piace, eppure ti stai chiedendo se esistono serie tv ambientate da queste parti?

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“Inganno”

Il fascino di questa zona non ha ispirato soltanto produzioni per il grande schermo, bensì anche forme di intrattenimento on demand. Lo dimostra la scelta operata da Netflix, che amplierà la propria offerta con “Inganno”, disponibile dal 2024. 

La fiction è ambientata tra Sorrento e Positano ed è diretta da Pappi Corsicato, con la partecipazione di Monica Guerritore e Giacomo Giannotti (il dottor De Luca di “Grey’s Anatomy”, per intenderci). 

“Inganno” è l’adattamento italiano della serie inglese “Gold Digger”, distribuita dalla BBC e interpretata da Julia Ormond e Ben Barnes.

Si tratta di un thriller sentimentale, in cui la suspense non distrae dal tema dell’amore, analizzato con sincerità e maturità. 

Una trama che sembra attraente, come del resto lo è anche la location.

Vuoi visitare i luoghi che hanno ospitato le riprese di queste produzioni? 

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In Penisola Sorrentina, tra paesaggi mozzafiato e acque limpide, c’è spazio anche per l’arte. In particolare, nella forma dell’intarsio, da secoli sinonimo di tradizione.

 

 

Quando si visita la Penisola Sorrentina, il tempo sembra scorrere sempre troppo in fretta. A offrire questa sensazione sono le bellissime e numerose esperienze che è possibile vivere da queste parti, ove è molto facile lasciarsi suggestionare dalle tante meraviglie che questa terra è in grado di offrire. 

Meraviglie non solo paesaggistiche – come Punta Campanella e la Baia di Ieranto – ma anche enogastronomiche, tra le quali spiccano gli spaghetti alla Nerano. E, come se non bastasse, a deliziare i turisti c’è anche l’arte. In particolare, quella che prende la forma dell’intarsio, tecnica di lavorazione del legno finalizzata alla creazione di opere di vario tipo. 

Storia 

L’intarsio è una forma d’arte che può farsi risalire all’epoca dell’antico Egitto. Pur non essendo originario di Sorrento, è proprio qui che esso ha trovato terreno fertile in cui sbocciare.

La storia dell’intarsio sorrentino inizia tra il XIII e XIV secolo, a opera dei monaci benedettini che abitavano nel monastero di Sant’Agrippino. Lavorando pezzi di legni ricavati da alberi di limoni, arance e noci, essi furono pionieri di questo slancio artistico, dando vita a risultati decisamente ammirevoli. 

Molte creazioni dell’epoca sono ammirabili ancora oggi, essendo custodite in alcuni luoghi sacri della zona.

L’ammirazione dei Borbone

Da allora in poi, questa forma d’arte si è sviluppata costantemente, per merito di un sempre crescente numero di artigiani specializzati nell’intarsio. Al fine di non sprecare questo sapere artistico, ma anzi per preservarlo e tramandarlo, fu istituita un’apposita scuola. Era il 1886, ma già in precedenza si era capito che l’intarsio sorrentino rappresentava un valore aggiunto del territorio. 

Valore che non lasciò indifferente neppure Francesco di Borbone, re del Regno delle Due Sicilie dal 1825 al 1830. Incantato dalle realizzazioni artigianali, il re commissionò agli artisti sorrentini alcune opere lignee, con cui arricchire il patrimonio artistico del Palazzo Reale di Napoli.

Il museo

L’intarsio sorrentino è oggi una realtà pienamente conclamata. A confermarlo è il recente inserimento di quest’attività nell’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano.

Inoltre, a suggellare l’importanza dell’intarsio, è stata anche la creazione del Museo Bottega della Tarsia Lignea, ubicato proprio a Sorrento. Più specificamente, esso è ospitato in un edificio sito in via San Nicola n. 28. Il palazzo si sviluppa su tre livelli, interamente dedicati a quest’attività artigianale. 

Visitare il museo è un’esperienza molto interessante, perché consente di conoscere la storia dell’intarsio ligneo, sia mediante le creazioni che tramite un percorso fotografico.

Dove comprare gli intarsi

Una visita al museo è anche l’occasione giusta per compiere qualche acquisto, essendo possibile sfruttare le proposte commerciali disponibili all’interno.

Tuttavia, se si ha intenzione di ammirare quante più creazioni possibili per poi scegliere cosa comprare, allora è suggeribile un bel giro nel centro di Sorrento. Qui, tra le varie botteghe presenti, si potrà individuare il souvenir preferito da portare a casa. 

Potrà essere una scatoletta multiuso, un portagioie, un tavolino, un’immagine sacra o altri capolavori artigianali. Tutti ugualmente belli, essi differiscono soltanto per il prezzo.

Tour nei laboratori artigianali

Sei innamorato a tal punto dell’intarsio da non poterti accontentare di una visita al museo o di un giro per le botteghe? Allora sappi che per te c’è in serbo qualcosa di molto interessante. Esistono infatti agenzie specializzate nell’organizzazione di visite ai laboratori artigianali ove viene lavorato il legno. 

Il tour dura all’incirca due ore, durante le quali potrai seguire più da vicino il processo di creazione di un intarsio, carpendone così tutti i segreti. Inoltre, quel che imparerai potrai metterlo immediatamente in pratica. 

Come? Sfruttando l’opportunità che ti verrà concessa. Se vorrai, potrai essere infatti artigiano per un giorno. Con l’aiuto di un artista esperto, sarai in grado di creare un piccolo souvenir in legno, da portare a casa ed esibire con orgoglio a parenti e amici, ai quali potrai dire che a Sorrento l’arte è ovunque. 

Nel paesaggio, a tavola e anche nelle creazioni lignee. 

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Il Vallone dei Mulini, nella centralissima piazza Tasso a Sorrento, attrae ogni anno folle di visitatori. Pur non essendo accessibile, resta uno dei luoghi più fotografati al mondo.

 

Più un luogo è spettacolare, più si scattano foto per immortalarlo, con il rischio di esaurire in breve tempo la memoria dei nostri smartphone. Una possibilità che si realizza senza che nemmeno ce ne si accorga, presi come siamo dalla bellezza che ci circonda. Immagini e video instagrammabili sono dunque parte integrante di una vacanza e lo diventano ancor più in Penisola Sorrentina, ove lo splendore è dappertutto. Non solo nei panorami suggestivi offerta dalla Baia di Ieranto e da Punta Campanella, o nel profilo particolare dell’arcipelago de Li Galli, ma anche in luoghi forse meno noti ma non per questo di minor impatto, come il Vallone dei Mulini

 

La formazione della valle

 

Nello specifico, parliamo di una bellezza naturale ammirabile nella città di Sorrento. Più precisamente esso si trova alle spalle di piazza Tasso, da cui si staglia in tutta la sua maestosità. Basta dare un’occhiata al Vallone per lasciarsi incantare dal suo fascino, che induce a volerne sapere di più. Guardi questo spettacolo di rocce e vegetazione e non puoi far a meno di chiederti come sia nato un così particolare paesaggio. La risposta è rinvenibile in quanto accadde circa 35 mila anni fa, quando un’eruzione dei Campi Flegrei ricoprì di frammenti lavici l’area compresa tra Punta Scutolo e Capo di Sorrento. Qui, i ruscelli Sant’Antonino e Casarlano, non riuscendo più a trovare sbocchi verso il mare, scavarono una gola nella roccia, dando così vita alla valle.

 

Perché ha questo nome?

A suscitare curiosità è anche il nome, che deriva dalla presenza di un complesso formato da cinque mulini, edificati intorno al 1600. Nella zona sorsero poi anche alcune segherie, destinate alla lavorazione del legname utilizzato dagli artigiani dell’intarsio, e un lavatoio pubblico. Un vero e proprio centro di socialità, insomma, a cui era facile accedere anche grazie a un piccolo ponte di collegamento con il porto. Tutto ciò fece sì che la valle, oltre a essere molto suggestiva, diventasse anche un fervido luogo di incontro, data la numerosa presenza di persone che, a vario titolo, vi si recavano. 

Percorso storico

Per lungo tempo, la valle fu proprietà di due famiglie locali, i Tasso e i Correale.
Nel 1842, parte di essa venne acquistata da Enrico Falcon, un giovane ingegnere napoletano di origini francese, intenzionato a restaurare il complesso dei mulini. Il suo proponimento non trovò però attuazione; ricercato dalla Polizia borbonica, egli fu costretto a fuggire in Francia. Da quel momento, il Vallone dei Mulini cadde lentamente in uno stato di totale abbandono che, ancor oggi lo caratterizza. Insomma, nata per volere di Madre Natura, trasformata dall’uomo in un centro di incontri, questa cornice naturalistica andò infine incontro a una fine poco degna della sua storia.
Oggi, pur restando un capolavoro naturale, la valle necessiterebbe di notevoli interventi di restauro e messa in sicurezza, resi però difficili dal fatto che essa è in parte proprietà privata e, per altra parte, statale.

 

Luogo abbandonato, ma…

Lo stato di abbandono in cui versa il Vallone è tale da non permetterne l’accesso. A rendere impossibile una visita è anche l’altissimo tasso di umidità presente nell’area – con picchi fino all’80% – che renderebbe impossibile la presenza umana. Eppure, nonostante tutto questo, il Vallone dei Mulini vanta una notorietà pari a quella di molti altri angoli ugualmente incantevoli – ma probabilmente più gettonati – racchiusi nella Penisola Sorrentina. A certificarne l’apprezzamento mondiale sono stati due avvenimenti di notevole rilevanza. Il primo risale al 2014, quando sul profilo Instagram della rivista Nature fu pubblicata una foto della valle che, in breve tempo, ottenne più di trecentomila like. Non di poco conto anche l’apprezzamento mostrato dal sito giornalistico Buzzfeed, che ha inserito il Vallone tra i trenta luogo più belli della Terra.

Niente visite ma tante foto

Come già detto, il Vallone dei Mulini non è un luogo interamente pubblico, né versa in condizioni di sicurezza accettabili, pertanto visitarlo è fuori discussione. Tuttavia, se ne può ammirare la bellezza recandosi a Sorrento, per la precisione nella centralissima piazza Tasso. Per chi non vuole o non può utilizzare l’auto, è utile sapere che esiste un sistema di mezzi pubblici che, in breve tempo, accompagna i turisti in città. Uno di questi è la Circumvesuviana, che dalla stazione centrale di Napoli conduce a quella di Sorrento. Da qui a piazza Tasso la distanza è breve; poco più di dieci minuti, e gli smartphone verranno estratti dalle tasche e impiegati per scattare foto a raffica. In alternativa, si può raggiungere via Fuorimura, dalla cui ringhiera si può godere di tutta la bellezza del Vallone.
In ogni caso, che i tuoi scatti siano effettuati da piazza Tasso o da via Fuorimura, poco cambia: a pochi secondi dalla pubblicazione della prima foto, il tuo profilo social verrà inondato da like di apprezzamento. 

Anche il diportista meno esperto sa che l’organizzazione è tutto. Prima di mettersi al timone è doveroso chiedersi dove attraccare. Ecco dove farlo in Penisola Sorrentina.

 

 

 

 

 

Che sia stradale, ferroviario o marittimo, il percorso che conduce in Penisola Sorrentina è sempre emozionante. Lo è per il carico di aspettative che caratterizzano il viaggio, ampiamente confermate una volta giunti alla meta. 

Tra tutti, il tragitto più entusiasmante è forse quello via mare (a patto che l’idea piaccia, ovviamente). A bordo di un’imbarcazione che fende le onde, sotto un cielo terso e con il salmastro che stuzzica le narici, la rotta verso la Penisola è già parte della vacanza. 

Vacanza che può prendere il via ricorrendo ai servizi offerti dalle compagnie di navigazione o – per i più fortunati – utilizzando la propria imbarcazione. Nel primo caso, una volta arrivati in porto, ci si può ufficialmente tuffare nella bellezza e nel divertimento offerti da questo tratto di costa campana. Nel secondo, invece, prima di godersi il meritato relax, bisogna domandarsi dove attraccare

Un quesito che, in realtà, merita di essere risolto ancor prima di mettersi al timone, così da non farsi trovare impreparati. Organizzarsi è fondamentale, specie nei periodi in cui è maggiore il turismo da diporto, che potrebbe creare problemi di congestione capaci di rovinare i piani di chi sperava in una vacanza da vivere in tutta tranquillità.

Per questo motivo, può essere utile offrire qualche consiglio ai diportisti, mettendoli al corrente circa le possibilità di approdo offerte dalla Penisola Sorrentina.

Marina Piccola

La lista dei possibili attracchi non può che aprirsi con Sorrento, menzionandone il porto turistico. Anche detto Marina di Capo Cervo, esso è meglio noto con il nome di Marina Piccola. 

La struttura è composta da un molo, da una banchina di riva e da un moletto di sottoflutto, al cui interno trova spazio la darsena. È qui che vengono ospitate le imbarcazioni da diporto (al massimo 280), con pescaggio non superiore ai 6 metri e lunghezza massima di 40.

 

Marina Piccola sorge in un’ insenatura naturale di ridotte dimensioni e si fa apprezzare per una serie di motivi. Innanzitutto, per il fatto che qui i diportisti possono contare su un ottimo servizio di assistenza, sia in fase di approdo che al momento di salpare. Il comfort è assicurato anche da un sistema di vigilanza diurna e notturna e dalla possibilità di fruire sia di acqua potabile che di corrente elettrica. 

Inoltre, il porto è situato in una posizione strategica, che consente di raggiungere in breve tempo il centro di Sorrento.

Marina di Cassano

Funzionale e allo stesso tempo affascinante. Si può definire così Marina di Cassano, il porto turistico di Piano di Sorrento. Funzionale per la sua struttura – costituita da un molo di sottoflutto con banchina di 200 metri e da una scogliera di sottoflutto – capace di offrire 180 posti barca (lunghezza massima 56 metri) su di un fondale sabbioso profondo 5 metri. Affascinante, per il fatto che Marina di Cassano nasce e resta un borgo di pescatori, le cui tracce sono ben evidenti ancora oggi. 

Insomma, approdare in questo spazio diportistico, a poca distanza da Sorrento, significa contare su una fitta rete di servizi – come l’assistenza e la sorveglianza H24, il servizio di power supply e la fornitura d’acqua potabile – che permetteranno ai vacanzieri di risolvere in fretta la questione dell’attracco, per godersi la bellezza del borgo. Magari al tramonto, seduti a uno dei tavolini dei tanti ristorantini presenti.

Marina della Lobra

Per chi intenda approdare nei pressi di Massa Lubrense, Marina della Lobra è il posto più indicato. Esso sorge in un’insenatura naturale e prende il nome dal sovrastante santuario, dedicato – per l’appunto – alla Madonna della Lobra. 

Contrariamente ai porti turistici finora descritti, questo è a capienza minore. Marina della Lobra può infatti ospitare fino a un massimo di 100 imbarcazioni, di lunghezza massima pari a 15 metri. Il ridotto numero di disponibilità rende quasi doveroso prenotare un posto barca con largo anticipo, specie nei mesi estivi, quando intenso è il flusso di diportisti. 

Anche qui vi è disponibilità di acqua potabile e corrente elettrica, nonché di un servizio gru e di riparazione. Attenzione, però: l’accesso alla Marina della Lobra non è H24, bensì limitato all’orario 08.00 – 20.00.

Campo boe di Marina del Cantone

Diportismo e sostenibilità vanno a braccetto a Marina del Cantone. Qui, la tutela del mare e la voglia di viverlo hanno trovato convergenza nell’installazione di un campo boe. Pur facendo parte dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, Marina del Cantone offre ai diportisti la possibilità di ormeggiate in tutta comodità, senza correre il rischio che le ancore – soprattutto quelle di grandi dimensioni – devastino il fondale. 

Il numero di boe disponibili è pari a 35 e l’ormeggio è condizionato al pagamento di un ticket non eccessivamente costoso. Effettuando il pagamento, il diportista ha diritto anche all’assistenza tecnica e all’utilizzo di una banchina tramite cui facilitare le operazioni di imbarco e sbarco. 

Il campo boe si fa apprezzare inoltre per la sua vicinanza a due luoghi molto suggestivi della costa: Punta Campanella e l’arcipelago de Li Galli.

Comodo sì, ma anche – come si diceva – economico ed ecosostenibile. Due qualità che fanno preferire il campo boe a chi detesta il diportismo volgare e chiassoso.